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Francesco Erbani, Le lettere segrete di Ottieri nella fabbrica di Olivetti, La Repubblica, 06 agosto 2013

Francesco Erbani, Le lettere segrete di Ottieri nella fabbrica di Olivetti, La Repubblica, 06 agosto 2013

Le lettere segrete di Ottieri nella fabbrica di Olivetti. Ottiero e Adriano. Lo scrittore e l' imprenditore. Un altro nodo - una serie di documenti inediti - arricchisce la trama di un tessuto fra i più pregiati nella storia culturale e non solo culturale del Novecento. Nel 1953 lo scrittore Ottiero Ottieri viene assunto all' Olivetti, l' azienda di Ivrea che Adriano ha ereditato dal padre Camillo. Un' impresa che fa tanti profitti, innova, ma dove si ritiene che il proprio compito sia quello di accrescere il patrimonio complessivo del territorio circostante, in termini di partecipazione democratica e di cultura. Di cultura tecnico-scientifica e umanistica insieme. In quegli uffici lavorano Geno Pampaloni, Paolo Volponi, Giovanni Giudici, Franco Fortini. Ci sono già il Movimento di Comunità e le Edizioni di Comunità (oggi risorte, grazie al nipote di Adriano, Beniamino de' Liguori). Il nodo che ora si aggiunge sono il diario e gli appunti inediti che Ottieri e, dopo la sua morte nel 2002, la moglie Silvana Mauri e la figlia Maria Pace donarono al Fondo manoscritti di Pavia istituito da Maria Corti e adesso diretto da Maria Antonietta Grignani. Parte di quei testi, per la cura di Anna Antonello e di Claudia Bonsi, compaiono in un numero della rivista Autografo (che Grignani dirige insieme ad Angelo Stella), pubblicata da Interlinea e interamente dedicata all'autore di Donnarumma all' assalto (1959). Vengono alla luce brani di un diario che in parte Ottieri riscrive e riversa in Linea gotica (1962), ma anche minute di lettere che forse lo scrittore non ha mai spedito (una a Italo Calvino del 1954, per esempio). Ottieri si andrà affermando, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, come il campione di una letteratura che guarda al mondo dell'industria e che si affranca da un' idea di romanzo ancorata all' ambiente contadino sia peri materiali narrativi, sia per la lingua, sia per un repertorio ideologico intriso di populismo. Dopo la laurea in Lettere e una serie di collaborazioni giornalistiche, Ottieri lascia Roma e va a Milano. «Cerca un lavoro il meno letterario possibile», racconta la figlia Maria Pace nella nota biografica del Meridiano Mondadori dedicato a suo padre. Lo attrae l' ambiente della fabbrica, della grande fabbrica, non gli basta la mediazione dei partiti della sinistra. Entra alla Mondadori, ma non è soddisfatto. Prova con la Necchi. Nel 1953 conosce Olivetti. È «l' altro mio padre che mi ha salvato la vita / e l' arte», scrive in un poema intitolato Il padre, lungamente citato da Maria Pace. «Lo vidi un mattino che correggeva / le sue bozze in uno stanzino. / Egli non era un mecenate, / ma un intellettuale, come quelli / che amava e molto pagava». Del 1953 è il primo documento che qui sotto anticipiamo. Una lettera a Olivetti, chissà se mai spedita, in risposta all'assunzione. Ottieri, che allora ha 29 anni, viene incaricato di selezionare i giovani laureati che fanno domanda per entrare nella fabbrica di Ivrea. È un dirigente dell'ufficio personale. Ma dalla lettera all' ingegnere si capisce che la sua intenzione è ancora più radicale: vuole avere un «diretto contatto con la vita e la tecnologia dell' officina vera e propria». È un' aspirazione che forse resta tale. Dal marzo del 1955 viene trasferito nella nuova fabbrica dell' Olivetti a Pozzuoli, lo stabilimento progettato da Luigi Cosenza su un' altura affacciata verso il mare e circondato dai giardini disegnati da Pietro Porcinai. Uno dei tanti edifici, forse il più riuscito, a cui Olivetti affida la simbologia concreta delle sue idee. Ne parla Ottieri in uno dei documenti che pubblichiamo, ma quelle pareti, quei terrazzi e quelle vetrate sono la scena in cui lui ambienta Donnarumma all' assalto, il romanzo che racconta l' impatto fra la razionalità industriale e il mondo di contadini e di pescatori meridionali che con quella razionalità devono convivere. È uno dei passaggi cruciali dell' ideologia olivettiana. Ma Ottieri non può, da scrittore, che cercare il punto di frizione fra quelle due logiche facendone derivare uno dei romanzi che, attestato sulle pendici della letteratura, guarda al panorama di un' Italia che cambia trascinando però contraddizioni mai curate.